La nostra Parrocchia

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La Storia

Il primo documento in cui compare Torre è il diploma di Berengario (20 aprile 918) qui, tra i   privilegi e i beni  confermati   al vescovo di Padova Silicone, viene citato il piccolo insediamento di Torre. Intorno al 1295  la chiesa di San Michele diventa battesimale, con piena  autonomia religiosa, ed è iscritta tra le plebes della diocesi e governata da un arciprete. Essa estende la sua giurisdizione su cappelle e ville vicine Noventa, Altichiero….Vigodarzere, Ponte di Brenta. Ancora nel 1572 (come si legge nella relazione della visita pastorale del vescovo Ormanetto) associa a sé dieci chiese non battesimali, fornite di un rettore. Il territorio che controlla è quindi quello a nord dalle città di Padova, sulla sponda destra del fiume Brenta, distante da uno a sei miglia dalla città  stessa.

La chiesa arcipretale è  intitolata a San Michele Arcangelo dal 1196. Le sue vicende architettoniche sono distinte in due momenti: prima e dopo il 1778, anno in cui prende forma l’attuale edificio sacro. La chiesa primitiva, da quanto si ricava dalle relazioni delle visite pastorali, era un’aula absidata con un accesso dal lato sud e uno da ovest preceduto da un portico a colonne; la sacrestia era posta a nord, vicino al campanile. Sempre a nord risultava collocato un cimitero cinto da mura.

Nel 1778 viene consacrata la chiesa  attuale, “risistemata” attorno al  nucleo preesistente, che presenta una veste settecentesca.

Anche la torre campanaria subisce un intervento radicale, ma mantiene la sua collocazione originaria, coincidente forse con quella struttura d’avvistamento del sistema difensivo bizantino  contro le invasioni dal nord che, con ogni probabilità, è all’origine del toponimo di Torre.

L’Arte

La facciata

Nella sua composizione riprende il motivo interno delle lesene appoggiate su un alto stilobate a sostegno qui di un’ampia trabeazione dentata e piuttosto aggettante  sulla quale il timpano  spezzato al centro si apre in volute laterali. All’estremità le tre figure degli arcangeli Gabriele, Michele e Raffaele si trovano stagliate contro la parete della chiesa che si sopralza  oltre alla facciata. Ai lati, tra le lesene, si aprono delle nicchie sostenute da una mensola, con le statue di Sant’Urbano e san Benedetto (figure devozionali che non trovano riscontro nella storia della chiesa). Il bel portale  ha i piedritti,  legati da una fascia vegetale, terminanti  con capitelli corinzi. Esso è sormontato da un timpano rotondo spezzato per contenere due puttini reggenti una ghirlanda di foglie a sostegno della nicchia centrale  entro cui è collocata la statua della Madonna del Rosario.

L’interno

L’ampia aula a pianta rettangolare s’innesta nel presbiterio, sopraelevato, mediante colonne corinzie angolari, ripetute all’incontro dell’abside che chiude ad est la chiesa. Il soffitto è raccordato alle pareti laterali mediante pennacchi  tra i quali si aprono ampi finestroni.  L’arco trionfale e l’entrata sono alti archi che toccano il soffitto con una chiave di volta  sormontata da un angioletto. Le pareti laterali si aprano in alte nicchie rettangolari, poco profonde,  contro le quali si appoggiano quattro altari barocchi . Le pareti sono scandite da una serie di pilastri quadrati e delle semplici riquadrature verdine su fondo chiaro. Nel presbiterio la decorazione è più ricca, a motivi floreali, ed incornicia i dipinti. Il pavimento, con tarsie marmoree con disegno modulare in rosso, bianco e nero, riutilizza vecchi marmi con  frammenti di iscrizioni lati

  1. Fonte Battesimale

  E’ composto da una grande pila di marmo con nel mezzo una pila più piccola sormontata da un ciborio, ricoperto successivamente da una copertura lignea. Un cancello in ferro battuto divide il fornice in cui il fonte è collocato.

  1. Pala di San Patrizio d ‘ Irlanda o san Paolino

Copia ottocentesca del dipinto di Giandomenico Tiepolo realizzato nel 1746 circa per il convento di San Giovanni di Verdara, attualmente al Museo Civico.

  1. Altare di San Sebastiano e San Rocco

Definito  come quarto altare della chiesa nella prima metà del Seicento,  associato alla fraglia di San Rocco successivamente alla peste del 1630,  prima dell’intervento del Settecento aveva un paliotto (ora utilizzato come piano di tavolo in sacrestia)  in scagliola e pietre a commesso nei toni chiari del rosa, del grigio e del bianco su fondo nero. Molto probabilmente il paliotto  fu realizzato da  un collaboratore  della bottega dei fratelli Corbelli, fiorentini attivi a Padova  in Santa Giustina  fin dal 1639, come conferma la tipologia di rappresentare i due

santi  entro un ovale  e circondati da un intreccio di foglie e fiori. La pala rappresenta il martirio di San Sebastiano; a fianco San Rocco.

  1. Incoronazione della Vergine e Santi

Pala di N. Grassi (circa 1742) raffigurante l’incoronazione della Vergine con ai piedi i santi Antonio, Spiridione, Rocco e Pietro d’Alcantara.  Il dipinto fu qui collocato nel 1940,  in sostituzione di una statua di Sant’Antonio.  Le sue ridotte dimensioni fanno ipotizzare che fosse destinato ad una cappellina, forse l’oratorio di San Spiridione unito alla villa  Marcello (1753), poi Gaudio.

  1. Cappellina di Santa Rita

Costruita intorno al 1940 e dedicata a Santa Rita, è contigua alla vecchia sacrestia. Il paliotto dell’altare (forse dell’altare della Vergine del Rosario presente prima dell’intervento settecentesco) ha la stessa tipologia di quello dell’ex altare di San Rocco, ora piano del tavolo in Sacrestia. In due volute disposte simmetricamente ai lati  è riportata una scritta con  il nome  del committente, l’artigiano e il curatore dell’altare.

  1. Adorazione dei Pastori e Transito di San Giuseppe

I due grandi dipinti collocati ai lati del Presbiterio sono collegati tra loro dal significato della scena ( la nascita e la morte); probabilmente legati alla presenza in parrocchia della Confraternita del Suffragio. Gli elementi stilistici dei dipinti rimandano all’ambito dell’artista napoletano Luca Giordano, attivo nel Veneto nel 1665 e nel 1682.

  1. Pala di San Michele

Raffigura il santo titolare della chiesa, San Michele, in atto di colpire con la lancia il demonio riverso in basso. Da un punto di vista cronologico l’opera risale al tardo Seicento; gli elementi artistici apparentemente la legano al barocco, ma il movimento e i giochi luminosi del tutto originali sono già rococò. Già attribuita a Pietro Liberi, quindi a Domenico Zanella, recentemente è stata assegnata ad Antonio Bellocci, pittore veneziano, attivo anche a Vienna e a Londra.

  1. Pala della Santissima Trinità con i Misteri del Rosario

Pala del pittore friulano Nicolò Grassi(circa1742), raffigura la Santissima Trinità con i Misteri del Rosario e due santi domenicani in basso. Destinata ad ornare l’altare del Rosario e l’immagine della Vergine con il Bambino (la statua attuale non sembra coeva) il dipinto rivela le finezze pittoriche dell’artista,, soprattutto nei piccoli episodi della vita di Gesù, in contatto con la pittura dei fratelli Guardi.

  1. Pala dell’ Incredulità di San Tommaso

Opera assegnabile a pittore padovano degli inizi del XVII secolo. In essa la cultura cinquecentesca padovana (architetture e composizione)  si piega alle necessità della Controriforma:  ecco allora collocare l’evangelista Giovanni in primo piano rivolto verso lo spettatore, far calpestare a San Tommaso le Scritture, simbolo di incredulità, inserire tra gli apostoli il probabile committente (volto che emerge alle spalle di Cristo).

Sacrestia

Questa costruzione, nel 1669, costituiva l’oratorio dedicato ai santi Gerolamo e Filippo Neri, spazio riservato ai maschi per l’insegnamento della dottrina cristiana e della meditazione religiosa, (collegato ad altri simili distribuiti nelle terre della Repubblica veneta). Si tratta di una stanza  spaziosa, illuminata a sud  da due finestre con le pareti spartite in riquadri contornati da ghirlande di fiori e  foglie, un delicato gusto barocco in stucco bianco su fondo verdino. I dipinti che attualmente si conservano risalgono al Settecento:

  • Pala raffigurante la Vergine, bimbo e san Carlo Borromeo ( attribuita a G. Battista Pellizzari e databile dopo il 1630.).
  • Due dipinti raffiguranti san Gerolamo: il primo (ambito veneto, fine XVI secolo) rappresenta il santo di tre quarti, in meditazione di fronte al Crocifisso, con libro e sasso in mano; il secondo( prima metà del seicento di autore sconosciuto) raffigura un magnifico San Gerolamo fortemente caratterizzato dal lume radente. L’opera oscilla tra un vago classicismo emiliano e un realismo di ascendenza caravaggesca.
  • Il nome di Maria tra due santi francescani
  • Madonna con Bimbo (bottega di Pietro Liberi)
  • Transito di san Giuseppe
  • Deposizione (bottega dei Bassano)
  • Crocifisso in legno di bosso
  • Reliquiari in legno scolpito
  • Ostensorio in argento cesellato e dorato( oreficeria veneziana 1796)
  • Poltrone da cerimonia intagliate in legno e dorate
  • Cero pasquale datato 1838  con San Michele sopra la torre

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